Sai cos'è l'Isola di Wight?

Il 6 agosto 2015 partivo con Vespa e chitarra per il mio secondo tour europeo…

Dopo quattro giorni di viaggi e concerti attraverso la Francia, eccomi arrivare finalmente nel Regno Unito. L’Inghilterra si sa, è un paese molto bagnato, sia dal mare che dalla pioggia. Il mio sbarco in Vespa non è stato di quelli più agevoli. Arrivo del traghetto a notte fonda, pioggia e strade viscide, ma soprattutto, per la prima volta nella mia vita, guidare dalla parte opposta. Nonostante una prima notte difficile il giorno dopo sono già pronto per prendere un altro traghetto, quello per l’Isola di Wight.

Mi muovo con cautela sulle strade inglesi, devo fare pratica, è un attimo e se non sei concentrato ti ritrovi subito sulla corsia sbagliata. Il traffico a Portsmouth è piuttosto caotico ma trovo subito il molo giusto e si parte. 45 minuti di traghetto ed eccomi arrivato sulla leggendaria isola. Infilo la tuta antipioggia e vado verso Newport dove ho un appuntamento con Mark, che mi darà ospitalità e un posto per dormire sulla sua barca per un paio di giorni. Ma facciamo un passo indietro.

Dopo due anni di tour musicale in Vespa e di notti in tenda, decido di cambiare approccio e di iscrivermi ad un sito di couchsurfing. “Cauch cosa?” Praticamente la gente ti ospita nella propria casa in cambio di…niente. Si lo so, anche a me sembrava strano, ma in realtà è proprio così, si tratta di condividere esperienze, la gente ha piacere di ospitarti. Io in cambio mi sono offerto di cucinare e  ovviamente di fare qualche concerto casalingo. Mark l’ho conosciuto così.

Vive a Newport, sulla sua barca, mi ha appena mandato le coordinate Gps per raggiungerlo. Anche qui c’è traffico sulla strada, c’è un’importante regata ed io, nonostante il mezzo a due ruote mi metto in coda. Non c’è fretta, le strade sono strette e l’asfalto non è dei migliori per le mie piccole ruote. Arrivo a Newport e vedo tutte queste piccole imbarcazioni lungo il molo. Per gli inglesi è cosa normale vivere nelle barche sui fiumi. Telefono a Mark per cercare di localizzarlo. Un uomo con un lungo impermeabile giallo, capelli e  barba rossa esce da una barca. Pensavo fosse qualcuno tipo “Jack lo squartatore” ed invece è Mark, una delle persone più epiche che io abbia mai conosciuto nella mia vita. Dall’esterno l’aspetto di “Anaurus”, la sua barca, è piuttosto “vissuto”, ma appena entro l’atmosfera cambia totalmente. Chitarre sparse, centinaia di modellini Volkswagen di tutti i colori, centinaia di foto dei couchsurfer ospitati. Mark mi da subito due dritte sull’isola, cosa fare, dove suonare. Ci diamo appuntamento per le sette di sera, lui nonostante sia un ingegnere in pensione ha una vita molto attiva. Io invece ho bisogno di suonare e di capire se il pubblico inglese offrirà calore oppure freddezza.

Lo farò due ore dopo nel centro di Ventnor, è difficile trovare un posto libero per poter suonare, qui i musicisti di strada sono una cosa normale e sono numerosissimi. Lascio la Vespa in un parcheggio e trovo la mia postazione. Devo ammettere che all’inizio ero piuttosto intimorito, arrivare nella patria della musica rock e cantare in italiano poteva essere visto come qualcosa di molto oltraggioso. Invece nulla, gli inglesi apprezzano e capiscono, sorrisi, domande, pacche sulle spalle, complimenti…mi sciolgo e suono una dozzina di canzoni, poi smetto appena la pioggia si fa più insistente e mi rifugio in un “Fish and Chips” . Più tardi torno da Mark, ormai intento a preparare la cena. Parliamo di musica e del famoso festival che si tiene ogni anno sull’isola.  Mi racconta della sua vita, le sue passioni, storie di ragazzi e ragazze che ha ospitato, di musica e di poesia. Mark è un poeta e la sera mi invita ad andare insieme a lui in un folk club della zona. Ci andiamo con un bus a due piani, dal quale si può ammirare la vegetazione lussureggiante dell’isola, lunghe distese di alberi e campi coltivati. Al folk club si suona e si canta a turno, niente microfoni, niente amplificazione. Musicisti e poeti si alternano con le loro performance sul palco. Ho la possibilità di suonare qualche pezzo, un’esperienza fantastica. Musica e poesia alla radice, qui essere “cool” e fuori luogo, ci si esprime ed io mi sento a casa. Momenti veri.

La mattina dopo è una bellissima giornata di sole, Mark mi prepara il vero “porridge” all’inglese ed io, per molte ore non avrò più fame. Ne approffitto per esplorare l’isola e incontro due motociclisti di Bergamo con i quali scambiare quattro chiacchiere. L’isola ha uno spirito piuttosto hippie e si respirà libertà, gli inglesi dicono che “è come l’Inghilterra quarant’anni fa”. Bellissimi i tetti delle case fatti di erba che si trovano sulla costa sud. Mi fermo a suonare lungo la costiera a picco sul mare, lungo un sentiero dove la gente passa a piedi. Ormai ho rotto il ghiaccio col pubblico inglese. Chi mi descriveva gli inglesi come persone fredde, si sbagliava di grosso. Nel tardo pomeriggio Mark mi presenta Tina, una ragazza italiana che vive e lavora sull'isola. Si chiacchiera a lungo, si parla di musica (pure lei cantautrice!), di lavoro e del modo di vivere "inglese". La sera Mark mi invita a vedere le “Oyster Girls” un gruppo di ballo tradizionale inglese, nel quale lui suona il tamburo. A stupirmi è la vitalità e la voglia di stare insieme di questa gente che balla suona e si diverte senza risparmiarsi. Tornati alla barca, Mark mi confida la sua passione per Federico Fellini, così ci guardiamo “Ginger e Fred” ritratto ancora attuale della società moderna. La notte passa col ticchettio dell’acqua sul ponte della barca.

Il giorno dopo si presenta sotto forma di un cielo nero e un temporale senza fine. Saluto e ringrazio Mark che si è dimostrato essere un vero amico e sotto la pioggia battente mi dirigo verso Yarmouth, dove mi aspetta il traghetto. Trenta chilometri sotto la pioggia battente con l’acqua che tenta di infilarsi ovunque e le strade che sembrano cosparse d’olio. E’ freddo e sono bagnato, ma mi sento nel pieno della vita e nello stomaco ho il “porridge-bomba” di Mark che mi scalderà per le lunghe ore successive di viaggio. Nel pomeriggio rimetto piede nel suolo inglese e mi dirigo verso Wareham nel Dorset, ma questa è un’altra storia…

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