"Sarà stato il panorama post industriale offerto dalle arcate illuminate di rosso del Carroponte, saranno state certe canzoni ambientate nel passato, sarà stato il tono agrodolce della musica. Fatto sta che è parso d’assistere a un modo di raccontare l’esperienza umana che nessuno più replicherà , un’idea di musica che sembra appartenere al passato. O forse non lo è a giudicare dai tanti ragazzi e ragazze – “bellissimiâ€, li definisce De Gregori – che non erano nemmeno nati al tempo di queste canzoni eppure le cantano come se fossero state scritte per loro."
Devo ammettere che il finale di questo articolo preso da rockol.it mi ha dato da pensare...e parecchio. Non che io non abbia mai fatto riflessioni del genere sulla musica, anzi, mi capita di farle un giorno si e uno no, sia da ascoltatore che da autore dei miei pezzi. Se una volta, finita di scrivere una canzone, le domande erano: funziona? sta in piedi da sola? si capisce cosa voglio dire? è "vera"? ultimamente la domanda unica è: "a cosa serve?"
"Fatto sta che è parso d’assistere a un modo di raccontare l’esperienza umana che nessuno più replicherà , un’idea di musica che sembra appartenere al passato."
Non saprei. Ad essere ottimista mi viene da pensare che un giorno al posto dei pochi cantautori "vecchia scuola" rimasti ce ne saranno altri che prenderanno il loro posto. Forse sono questi gli anni in cui si tornerà a scrivere musica e "canzoni" che sapranno unire più di una generazione, quelle che fanno sognare? e se gli anni saranno questi, quale sarà la "via d'uscita" per queste canzoni? Le radio? Non direi, il web? forse...Sono tempi interessanti e non si può ancora fare un'analisi sulla storia della musica "leggera" perchè è ancora troppo giovane. E se non puoi fare ancora un'analisi storica, figurati se puoi tentare di prevederne il futuro. Gli espertoni poi, oramai non ne azzeccano più una. Vedremo.
"O forse non lo è a giudicare dai tanti ragazzi e ragazze – “bellissimiâ€, li definisce De Gregori – che non erano nemmeno nati al tempo di queste canzoni eppure le cantano come se fossero state scritte per loro."
E' questa frase finale a darmi un filo di speranza. Io al Carroponte a vedere De Gregori c'ero. Ed anche se i giovani non erano proprio così "tanti" come dice l'articolo. Non erano comunque nemmeno pochi.Â
Quelle "tribù" di persone che si riconosco in certi ideali di libertà rimarranno un giorno a bocca asciutta o avranno ancora note e parole per le loro orecchie? Quel pubblico di "eterni sognatori" che mi è capitato di vedere ai concerti di Neil Young o di De Gregori, se ne starà a casa ad ascoltarsi i vecchi dischi o potrà immergersi in nuovi live fatti da musicisti che riusciranno in qualche modo ad uscire allo scoperto?? Aspettare e vedere cosa succede pare essere l'unica cosa sensata da fare...aspettare cercando di non stare con le mani in mano.
Fonte dell'articolo originale Rockol.it
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